Nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del gennaio 2007, il Presidente della Corte Suprema di Cassazione ha elencato i dati relativi al numero delle separazioni e dei divorzi registrati presso i Tribunali italiani nel 2006.
Sono 105.690 le separazioni personali e 61.153 i divorzi celebrati, di cui 72.628 le separazioni e 41.494 i divorzi effettuati consensualmente.
Numeri elevati che devono far riflettere la società civile ed il mondo culturale circa la crisi che da anni investe l’istituto del matrimonio. In questa sede, però, voglio porre l’attenzione su alcuni aspetti, sicuramente meno nobili ma forse più utili a chi decide di compiere il difficile passo della separazione o del divorzio, orientandolo nella giungla delle norme previste in materia. Con questo scopo, attrezziamo due sceneggiature diverse, cercando di vedere quanto succede all’interno di uno studio legale generico medio italiano e quanto accade, nella stessa situazione, in uno studio legale svizzero.
1^ Situazione:
- Cliente: “Buongiorno avvocato, io e mia moglie abbiamo deciso di separarci legalmente. Può dirmi quali documenti occorrono e quale è la procedura?”
- Avvocato: “ Signor X ci sono particolari motivi che vi hanno determinato alla separazione? Sua moglie è d’accordo sul fatto che dobbiate separarvi?”
- Cliente: “si, abbiamo provato più volte a trovare un accordo sulle situazioni che non permettono una pacifica convivenza, senza risultato alcuno. Ultimamente, poi, le cose si sono ulteriormente aggravate ed, insieme, abbiamo deciso di compiere il difficile passo”.
- Avvocato: “ avete figli, siete in comunione o separazione dei beni? Avete case di proprietà, veicoli o altro? Quale è la situazione del reddito familiare?”
- Cliente: “ si, abbiamo una bambina di quattro anni che siamo d’accordo sul fatto che debba rimanere con la madre. Io, naturalmente mi riservo il diritto di averla con me nei fine settimana e durante le vacanze. Io e mia moglie lavoriamo e siamo d’accordo che io, avendo un reddito superiore, debba contribuire con 300 euro mensili al sostegno economico di nostra figlia. La casa di proprietà comune rimane nella disponibilità di mia moglie e della bambina. La macchina grande a me, quella piccola a mia moglie.”
- Avvocato: “ bene, se siete d’accordo su tutto, io comincio a preparare i documenti e ci vediamo, insieme a sua moglie, tra una settimana per la firma dell’atto. Presenterò, quindi, il ricorso al Tribunale che nel giro di qualche mese ci convocherà per la omologazione.”
- Cliente: “ avvocato, solo per regolarmi, a quanto ammonta il costo della pratica?”
- Avvocato: “ tra spese e parcella il costo si aggira intorno ai duemila euro.”
- Cliente: “ va bene, ci vediamo tra una settimana”.
Andiamo adesso nello studio legale svizzero.
- Cliente: “Buongiorno avvocato, io e mia moglie abbiamo deciso di separarci. Può dirmi quali documenti occorrono e quale è la procedura?”
- Avvocato: “ Signor X ci sono particolari motivi che vi hanno determinato alla separazione? Sua moglie è d’accordo sul fatto che dobbiate separarvi?”
- Cliente: “si, abbiamo provato più volte a trovare un accordo sulle situazioni che non permettono una pacifica convivenza, senza risultato alcuno. Ultimamente, poi, le cose si sono ulteriormente aggravate ed, insieme, abbiamo deciso di compiere il difficile passo”.
- Avvocato: “ Signor X mi corre l’obbligo di informarla che se vi è accordo sulle statuizioni che regolano le condizioni della separazione, lei ha la possibilità di presentare il ricorso al Tribunale competente senza il patrocinio di un legale, compilando i moduli del ricorso, che potrà richiedere alla cancelleria del Tribunale di residenza del nucleo familiare, e presentando direttamente il documento all’organo giudicante. In questo caso, la pratica non ha costi di sorta. Se invece decidete di rivolgervi a me il costo della stessa pratica è di circa 2.000 euro.”
Questo sarebbe il modo corretto di informare il cliente ponendolo nella reale condizione di poter scegliere la strada legale a lui più conveniente. Questo un comportamento leale, diligente e corretto, in grado di offrire un servizio al cliente ed, allo stesso tempo, al cittadino.
Perché in Italia questo tipo di informazione è in molti casi omessa da parte degli avvocati? Forse è necessaria, anche per le separazioni ed i divorzi consensuali, l’assistenza di un avvocato? Oppure gli avvocati non hanno l’obbligo di informare il cliente circa l’esistenza di procedure che vanno contro i propri interessi?
Andiamo per ordine: l'art. 707 del codice di procedura civile stabilisce che davanti al Presidente del Tribunale "i coniugi debbono comparire personalmente ... senza assistenza del difensore".
La Corte di cassazione e la Corte Costituzionale hanno chiarito che, in questo caso, l'assistenza del difensore non è necessaria né obbligatoria, anche se non vietata. La maggior parte delle Procure italiane, per tale ragione, accetta i ricorsi per la separazione ed il divorzio consensuali presentati direttamente dai coniugi senza la firma e la presenza del legale. La procedura è semplice: basta compilare il modulo per il ricorso messo a disposizione, anche on line, dai Tribunali (ad esempio vds il sito del Tribunale di Pescara http://tribunale.pescara.it/Documenti/Moduli/12.doc ) e presentare il ricorso direttamente nella cancelleria del Tribunale in attesa di essere convocati dal giudice competente.
Dal punto di vista fiscale, a prescindere dalla assistenza o meno di un avvocato, tutti gli atti, i documenti ed i provvedimenti relativi al procedimento di separazione personale e di divorzio sono esenti da imposte di bollo, di registro e da ogni altra tassa (art.19 Legge 6 marzo 1987, n.74 - Corte Costituzionale, sentenza n° 154/99).
Vediamo ora, quale dovere di informazione ha il legale nei confronti del proprio cliente. Il codice di deontologia professionale forense prevede che l’avvocato debba svolgere la propria attività professionale con lealtà e correttezza, che è dovere dell’avvocato svolgere con fedeltà la propria attività professionale, che l’avvocato debba adempiere i propri doveri professionali con diligenza, che l’avvocato debba dare le informazioni sulla propria attività professionale, secondo correttezza e verità.
Se ciò non bastasse, il codice deontologico comunitario (vds sito http://www.officine.it/avvocassino/codeont/codoent2.pdf ), a cui tutti i codici di deontologia forense dei paesi della comunità europea dovrebbero allinearsi, prevede esplicitamente che l’avvocato è tenuto sempre a sforzarsi per raggiungere la soluzione della lite al costo migliore per il cliente e deve consigliare il cliente in ogni momento sulla opportunità di trovare un accordo e/o una diversa soluzione per la definizione della lite, che l’avvocato abbia l’obbligo di difendere sempre nel miglior modo possibile gli interessi del cliente, anche nel conflitto con i propri interessi, quelli di un collega o quelli della professione in generale.
Secondo una parte di studiosi del diritto, la violazione dell’obbligo di informazione prevista dai codici di deontologia forense è presupposto per richiedere la condanna del legale al risarcimento dei danni provocati al cliente.
Quanti saranno coloro che non hanno ricevuto una adeguata informazione in merito da parte del proprio legale? Pochi, forse nessuno. Lo spero, ma non ci credo.
Marco Del Conte
mercoledì 9 gennaio 2008
TU TI SEPARI, IL TUO AVVOCATO SE PARA IL........PORTAFOGLIO
mercoledì 2 gennaio 2008
VERME POLITICO...... MAGARI !!!!!
Ci sono due fratelli, Antonio e Peppino che vivono in campagna. Sono contadini. Peppino è avveduto, prudente, attento alle spese, risparmiatore, previdente, nella consapevolezza che il futuro può riservare inconvenienti cui è necessario farsi trovare pronti, almeno dal punto di vista economico. Antonio, al contrario, ha le mani bucate, non si preoccupa del futuro, è attratto dalla bella vita, si rifiuta di vedere le difficoltà e non perché non vi siano, spende tutto quel che ha ed anche di più. Per lui vale il detto è meglio l’uovo oggi e, possibilmente, anche la gallina…
I due fratelli, avendo distrutto il muro del vicino Mezzacapo, si trovano a dover risarcire il relativo danno in base al principio del “chi rompe paga”. Peppino, per tale ragione, non esita a prelevare la somma di denaro occorrente, diligentemente custodita in un posto segreto. Antonio, non avendo risparmi da cui attingere, si procura la somma attraverso un artificio, grazie al quale ruba la somma all’ignaro fratello e per giunta, con un ulteriore inganno, riesce a farsi dare anche il resto.
Uno dei momenti più divertenti della cinematografia italiana, una situazione comica costruita sul personaggio credulone e ingenuo di Peppino cui si contrappone il furbo e scaltro Antonio. Proviamo ora a ricostruire la scena con personaggi diversi: sostituiamo Mezzacapo con la Comunità Europea, al posto di Peppino, il cittadino italiano, ed in luogo dell’astuto Antonio, l’amministrazione comunale di un paese X.
La Comunità Europea, sin dagli anni ’70, stabilisce un principio fondamentale in tema ambientale in base al quale “chi inquina paga”. Detto principio, addebitando i costi della protezione ambientale in capo a chi inquina, incita tutti a ridurre l’inquinamento dell’ambiente e a ricercare prodotti e tecnologie meno inquinanti, creando, di fatto, uno strumento che ha alla base la volontà di prevenire i danni all’ambiente piuttosto che intervenire quando il danno è già stato prodotto. Detto principio, ritenuto un punto cardine della politica ambientale della comunità, fu inserito dapprima nel Trattato di Maastricht (art. 130 R), successivamente, è stato ribadito nella legislazione europea in tema ambientale (direttiva 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio), ed infine, inserito, in modo implicito, tra i principi reggenti la legislazione italiana in materia, nota con il nome di Decreto Ronchi (D.Lgs. 5 febbraio 1997, n. 22). Il meccanismo creato dalla Comunità Europea in materia di smaltimento dei rifiuti è immediatamente intuibile: tutti i soggetti che, a causa delle proprie attività lecite o illecite, producano situazioni inquinanti, debbono pagare un tributo, noto con il nome di TARSU, che sarà tanto maggiore quanto più elevata è l’attività inquinante. Tanto semplice che anche una mente ingenua come quella di Peppino sarebbe in grado di capire... Il tributo è dovuto da chiunque eserciti, ancorché in via non esclusiva, l'attività di discarica abusiva e da chiunque abbandoni, scarichi o effettui deposito incontrollato di rifiuti: tali soggetti sono tenuti, inoltre, al pagamento di una sanzione amministrativa pari a tre volte l'ammontare del tributo. Ma è tenuto al pagamento della gabella, principalmente, chi svolge l’attività di gestione delle discariche. Per semplicità individuiamo, schematizzando, i soggetti di questa storia:
1. la Regione, cui è attribuita la competenza in materia, calcola la quantità di rifiuti prodotti dai gestori di discariche e stabilisce l’entità del tributo, in virtù del principio “chi inquina paga”;
2. i tenutari delle discariche sono coloro che gestiscono gli impianti di discarica. Essi sono tenuti al pagamento della tassa direttamente alla Regione, con diritto di rivalersi nei confronti di chi conferisce i rifiuti da smaltire;
3. il soggetto che conferisce presso le discariche i rifiuti può essere un’Azienda, un Comune o un privato. Questi deve pagare al gestore, oltre il prezzo del servizio di smaltimento, il tributo in base alla quantità di rifiuti consegnati in discarica.
Per capire meglio, seguiamo il nostro sacchetto di rifiuti in tutto il suo percorso di smaltimento ipotizzando il caso in cui il Comune x abbia dato in appalto il servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani alla Azienda “Y”. Il nostro sacchetto contenente rifiuti organici, vetro, plastica, legno e quant’altro viene raccolto dai mezzi dell’azienda “Y” e condotto in discarica per lo smaltimento. All’ingresso della discarica il sacchetto viene pesato ed in base al peso il gestore della discarica stabilisce, utilizzando i parametri fissati dalla Regione, il prezzo di smaltimento, comprensivo della relativa TARSU. Il prezzo è anticipato dall’azienda “Y”che poi si rivale nei confronti del Comune “X” in termini di prezzo del servizio.
Il Comune “X”, su chi scarica quel costo? Ecco che entra in scena Peppino. Chi è Peppino?
Se la TARSU che paghi è notevolmente superiore rispetto ad altri comuni, se il tuo Comune non adotta la raccolta differenziata, se le parole reimpiego e riciclaggio sono sconosciute al tuo Sindaco, benvenuto sul set, perchè quel Peppino sei tu.
Infatti, più il tuo comune utilizza come esclusivo mezzo di smaltimento la discarica e più l’entità della TARSU aumenta, non solo, ma il Decreto Ronchi stabilisce delle percentuali minime di raccolta differenziata cui ciascun Comune è tenuto, pena una ulteriore maggiorazione della tassa per i rifiuti. Questo avrebbe dovuto spingere tutti i comuni ad industriarsi per escogitare strategie invoglianti alla raccolta differenziata ed al riciclaggio dei materiali. Tutti i Comuni avrebbero dovuto ricercare sul mercato le Azienda migliori in grado di raggiungere i condivisibili obiettivi fissati dalla Comunità Europea. Invece la realtà è molto diversa. Molti comuni, praticando la raccolta indifferenziata o non esercitando i necessari controlli affinché le Aziende appaltatrici svolgano quanto contrattualmente previsto, continuano a conferire quantità incredibili di rifiuti presso le discariche, con grave danno per l’ambiente e per le tasche dei cittadini. Non solo il Comune che rompe non paga, ma disperdendo i cocci nell’ambiente, si prende ulteriormente beffa dei propri cittadini.
..Antonio, Antonio, possibile che per la tua sete di divertimento sei così irresponsabile nei confronti di tuo fratello Peppino? E tu Peppino, quando finirai di credere alle favole?
Gettiamo uno sguardo su chi, invece, ha deciso di essere molto più furbo di Antonio. Su chi cioè, non solo si è allineato ai principi comunitari, ma, andando oltre, ha deciso di ricavare anche un profitto dall’attività di raccolta differenziata. Vediamo come.
La California, nota ai più per le spiagge ed i fisici mozzafiato delle bagnanti, è meno nota per avere dato il nome ad un lombrico: il lombrico rosso della California. Questo invertebrato vive in climi temperati, resiste al calore ed è molto prolifico. Si nutre di materiali organici in decomposizione ed il suo intestino è un vero e proprio laboratorio chimico che solo la natura poteva concepire in modo così perfetto. Esso è in grado di trasformare tutto ciò che lo attraversa in preziosissimo concime organico noto con il nome di “Humus”. L’Humus prodotto viene reimpiegato in agricoltura con effetti quasi miracolosi per la concimazione delle piante e per il nutrimento della terra. Senza pensare poi che i rifiuti organici una volta dati in pasto ai lombrichi non emanano alcun odore se non quello di terra e ne vengono drasticamente abbassati i contenuti di metalli e di altre sostanze inquinanti. Molti paesi all’estero ed alcuni comuni in Italia ne hanno testato la bontà. Alcune città, come Perugia, non solo non versano in discarica i rifiuti organici, con grande beneficio per le tasche e la salute dei propri cittadini, ma, avendo destinato l'humus prodotto dai lombrichi al mercato, riescono a ricavare anche discreti profitti. Questo verme forse è troppo poco conveniente per la bramosa pancia di Antonio che non conosce sazietà, il quale ha interesse a che le cose rimangano esattamente così come sono. Questo appare più evidente se si pone l’attenzione sul fatto che il gettito della TARSU viene incamerato interamente dalle Regioni e ridistribuito, in parte, alle Province. Perché industriarsi tanto per ottenere ricavi che non raggiungerebbero mai le entrate assicurate dagli introiti delle TARSU?
Verme politico…..magari!!!
Pubblicato da Marco Del Conte alle 01:58
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venerdì 14 dicembre 2007
POLITICA ED ANTIPOLITICA....GRILLO PARLA A PINOCCHIO O A MANGIAFUOCO?
IN BREVE SEMBREREBBE CHE GRILLO, MANDANDO A QUEL PAESE TUTTA LA CLASSE DIRIGENTE ATTUALMENTE PROTAGONISTA DELLA VITA POLITICA DEL PAESE, CON MODI PIU’ O MENO CONDIVISIBILI, ABBIA DATO VOCE AD UN SENTIMENTO SOCIALMENTE DIFFUSO NELL’OPINIONE PUBBLICA CHE GLI ADDETTI AI LAVORI HANNO IMMEDIATAMENTE CLASSIFICATO COME ANTIPOLITICA.
LE REAZIONI NON HANNO TARDATO A PALESARSI: TELEGIORNALI, TRASMISSIONI DI APPROFONDIMENTO POLITICO E CARTA STAMPATA HANNO DATO AMPIA RISONANZA AI GIUDIZI IPERCRITICI ESPOSTI DAI LEADER DEI DIVERSI PARTITI POLITICI E DAGLI ADDETTI AI LAVORI.
L’ON. CASINI DELL’UDC PARLA DI “MANIFESTAZIONE DI CUI CI SI DOVREBBE VERGOGNARE”, IL PRESEDENTE FINI DI AN, PENSANDO GIA’ ALLE LEZIONI, AFFERMA CHE IL FENOMENO ISPIRATO ED ORGANIZZATO DA GRILLO E’ PURO RIGETTO ALIMENTATO DAL RIFIUTO A UN GOVERNO PERCEPITO COME RESTAURATORE, LA BINDI PARLA DI RISCHIO PER LA DEMOCRAZIA, CACCIARI PARLA DI DERIVA POPULISTA. A QUESTO SI AGGIUNGE LA CRITICA DI FONDO RIFERITA AI TRASCORSI COMICI DI GRILLO, IL QUALE, A DETTA DI TUTTI, DOVREBBE OCCUPARSI DI FARE IL COMICO PIUTTOSTO CHE INCITARE LE FOLLE.
ALTRO LUOGO COMUNE SPOSATO DALLE TEORIE DI MOLTI POLITICI E GIORNALISTI E’ QUELLO SECONDO CUI UNA SOCIETA’ SENZA POLITICA, COSI’ COME VORREBBERO I FAUTORI DELL’ANTIPOLITICA, NON AVREBBE POSSIBILITA’ DI ESISTERE. ANZI, SECONDO EUGENIO SCALFARI, IL GOVERNO DELL’AGORA’ SAREBBE L’ANTICAMERA DELLA DITTATURA. GRILLO IL NUOVO STALIN.
CERTO E’ CHE A GIUDICARE DALLE PERSONE IN PIAZZA AL “VAFFA DAY”, DAL NUMERO DI FIRME RACCOLTO A FAVORE DELLA PROPOSTA DI LEGGE PER RIPULIRE IL PARLAMENTO DAI PREGIUDICATI E DAL NUMERO DELLE VISITE RICEVUTE QUOTIDIANAMENTE DAL BLOG DI GRILLO, IL FENOMENO E’ MERITEVOLE DI ESSERE ANALIZZATO. SICURAMENTE UNA DOMANDA DOBBIAMO PORCELA: GRILLO E’ CONTRO LA POLITICA O CONTRO QUESTA POLITICA?
SUL BLOG DEL COMICO HO SEGUITO UN FILMATO IMBARAZZANTE E DIVERTENTE ALLO STESSO TEMPO, IN CUI GRILLO INTERVIENE AL PARLAMENTO EUROPEO DI STRASBURGO, INSIEME AL MAGISTRATO DE MAGISTRIS ED AL GIORNALISTA MARCO TRAVAGLIO, CHIEDENDO ALLA COMUNITA’ EUROPEA DI NON CONCEDERE PIU’ FONDI EUROPEI ALL’ITALIA, IN QUANTO I FINANZIAMENTI SAREBBERO FONTE DI DIFFUSA ILLEGALITA’ E DI OGNI TIPO DI MALAFFARE. OLTRE 1221, A DETTA DI GRILLO, SAREBBERO LE FRODI SCOPERTE A DANNO DELLA COMUNITA’.
EFFETTIVAMENTE NUMEROSE INCHIESTE IN TUTTA ITALIA SONO STATE APERTE PER INDAGARE SU VERE E PROPRIE ASSOCIAZIONI A DELINQUERE TESE A LUCRARE SULLE ATTIVITA’ CHE GIRANO INTORNO ALLA CONCESSIONE DI FONDI EUROPEI. IN PUGLIA, IN CALABRIA, IN CAMPANIA, NEL LAZIO ED IN TANTE ALTRE REGIONI D’ITALIA SONO SOTTO INCHIESTA NUMEROSE SOCIETA’ CHE AVREBBERO GESTITO I SOLDI DELLA COMUNITA’ IN MANIERA ILLECITA.
PRENDO AD ESEMPIO LA REGIONE ABRUZZO LA QUALE NEL 2002 ISTITUISCE LA FIRA, STRUMENTO PUBBLICO DI ATTUAZIONE DELLA PROGRAMMAZIONE ECONOMICA REGIONALE, AVENTE STRUTTURA DI SPA, CON IL COMPITO DI FUNGERE DA INTERFACCIA TRA I FONDI DELLA COMUNITA’ E LE AZIENDE. UN’OTTIMA IDEA, NATA PER RENDERE PIU’ ACCESSIBILE LA GIUNGLA LEGISLATIVA COMUNITARIA ALLE IMPRESE E PERMETTERE LORO DI ACCRESCERE LE POSSIBILITA’ DI OTTENERE I BRAMATI FINANZIAMENTI. FINALMENTE UN SERVIZIO UTILE AL CITTADINO, DEGNO DI UN PAESE CIVILE E PROGREDITO. … TUTTO PERFETTO…
UN UNICO PROBLEMA: LA MAGISTRATURA NEL 2007 APRE UN’INCHIESTA PROPRIO SULLA FIRA. SAREBBERO SOTTO ACCUSA I FINANZIAMENTI GESTITI DALLA FINANZIARIA DELLA REGIONE ABRUZZO NEL PERIODO COMPRESO TRA IL 2002 ED IL 2004. SEMPLICEMENTE IL PRESIDENTE DELLA FIRA, (INCARICO ATTRIBUITO DALLA GIUNTA REGIONALE DI CENTRO-DESTRA E CONFERMATO DALLA SUCCESSIVA DI CENTRO SINISTRA), INSIEME AD ALTRE 11 PERSONE, AVREBBE CREATO UNA VERA E PROPRIA ORGANIZZAZIONE A DELINQUERE FATTA DI SOCIETA’ SATELLITE GESTITE DA PARENTI ED AMICI, CHE AVREBBERO CANALIZZATO I FONDI VERSO DETERMINATE IMPRESE RITENUTE PIU’ “IN REGOLA” DI ALTRE. PARTI DELLE TANGENTI COMUNITARIE SAREBBERO STATE RIDISTRIBUITE DAL PRESIDENTE AI PARTITI POLITICI LOCALI SIA DI DESTRA CHE DI SINISTRA (IL PARTITO UNICO DEL DENARO). E ALLORA? DOV’E’ LA NOVITA’? IL RAGIONAMETO E’ SEMPLICE: GEPPETTO, CON GRANDI SACRIFICI, COMPRA I LIBRI PER LA SCUOLA A PINOCCHIO, IL QUALE SE LI VENDE PER ASSISTERE AL GRANDE SPETTACOLO DI MANGIAFUOCO. LA COLPA E’ DI GEPPETTO CHE SI FIDA TROPPO, DI PINOCCHIO MILLANTATORE O DI MANGIAFUOCO CHE ORGANIZZA SPETTACOLI TROPPO IRRESISTIBILI PER LE INGORDE MENTI DEI PINOCCHI DI TURNO?
SE I GEPPETTI FOSSERO GLI ELETTORI CHE SCELGONO I PROPRI RAPPRESENTANTI, PINOCCHIO IL POLITICO ELETTO E MANGIAFUOCO IL SISTEMA POLITICO ATTUALE, A CHI DAREMMO LA COLPA? VISTA LA GRANDE RICORRENZA DI FATTI SIMILI A QUELLI SOPRA RIPORTATI, E’ POSSIBILE CHE GEPPETTO SBAGLI SEMPRE A SCEGLIERE IL PROPRIO PINOCCHIO?
PINOCCHIO E’ INGORDO PER INTIMA ESSENZA O CI DIVENTA UNA VOLTA ELETTO? NON POTREBBE ESSERE CHE MANGIAFUOCO HA LA CAPACITA’ DI TRASFORMARE CHIUNQUE IN UN PINOCCHIO?
AMMESSO CHE LA POLITICA DOVREBBE AVERE COME UNICO OBIETTIVO LA REALIZZAZIONE DEL BENE COMUNE, IL SISTEMA OGGI AL POTERE E’ DEFINIBILE COME POLITICO O ANTIPOLITICO? DI QUESTA POLITICA POSSIAMO FARE A MENO O NO? HO L’IMPRESSIONE CHE LE ATTIVITA’ PORTATE AVANTI DA GRILLO PIUTTOSTO CHE ESSERE DEFINITE COME ANTIPOLITICHE, COSTITUISCANO IL PRIMO PASSO DI UNA VERA POLITICA…
MARCO DEL CONTE
Pubblicato da Marco Del Conte alle 11:48 0 commenti
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martedì 4 dicembre 2007
IL QUARTO MONDO: QUELLO DELL'ANELLO AL NASO
Pubblicato da Marco Del Conte alle 13:24 0 commenti
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sabato 1 dicembre 2007
LA CURA
Pubblicato da Marco Del Conte alle 07:51 0 commenti
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